meccanismi di difesa

Secondo la teoria psicoanalitica i meccanismi di difesa sono una funzione dell’io. L’io è l’istanza intrapsichica che cerca di mediare tra impulsi e desideri provenienti dall’es e richieste del super-io. L’io utilizza i meccanismi di difesa per difendersi da eccessive richieste libidiche e da esperienze pulsionali troppo intense, che non riesce a fronteggiare direttamente.

Pionieri: i primi autori che hanno studiato i meccanismi di difesa

I primi teorici che si occuparono di indagare tali meccanismi furono Sigmund Freud e Anna Freud. Anna Freud scrisse proprio un intero saggio chiamato “l’io e i meccanismi di difesa” nel 1968. Secondo questi autori l’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress, provenienti sia dall’interno che dall’esterno, attraverso meccanismi che permettono di non ricordare elementi intollerabili per la coscienza.

Freud individua 8 meccanismi di difesa:

  1. Rimozione
  2. Formazione reattiva
  3. Isolamento
  4. Annullamento retroattivo
  5. Ossessioni e compulsioni
  6. Isteria
  7. Spostamento
  8. Fobie

I meccanismi di difesa agiscono al di fuori della coscienza. Di fronte ad una situazione di eccessiva angoscia l’io utilizza delle strategia per gestire l’angoscia e escludere dalla coscienza gli elementi considerati dal soggetto intollerabili e pericolosi.

Anna Freud

Secondo Anna Freud i meccanismi di difesa sono utilizzati dall’io per difendersi da tre tipi principali di angoscia:

  1. Angoscia morale: la quale deriva dalla discrepanza tra le richieste tra es e super-io
  2. Angoscia reale: ovvero quell’angoscia che deriva dalla discrepanza tra le richieste dell’es e della realtà esterna
  3. Angoscia istintuale: ovvero l’angosciare derivante dalla discrepanza tra richieste dell’es e dell’io

Anna riconosce l’elenco dei meccanismi stilato dal padre. Tuttavia, decide di aggiungervi alcuni meccanismi nuovi quali: sublimazione, identificazione con l’aggressore e altruismo.

Secondo Anna i meccanismi vanno ordinati lungo un continuum a secondo della loro “maturità”. Anna propone quattro criteri per valutare l’adeguatezza di tali funzioni per l’individuo:

  1. Intensità: bisogna capire a quale grado di intensità la difesa è impiegata.
  2. Adeguatezza rispetto all’età: bisogna capire se il meccanismo di difesa è prematuro rispetto all’età, se è una fissazione o se è una regressione.
  3. Reversibilità: bisogna capire se l’individuo è in grado di smettere di utilizzare una difesa che non risulta essere più funzionale.
  4. Equilibrio tra le difese: bisogna capire se l’individuo utilizza un numero ristretto di difeso e in modo rigido o se presenta delle preferenze ma utilizza una vasta gamma di difese, in modo flessibile in base alle situazioni.

Questi criteri aiutano a comprendere qual è la correlazione tra le difese e perché sono utilizzate in quel modo dal soggetto. Infine, aiuta a capire qual è lo stato di salute del soggetto.

Otto Kernberg

Secondo Otto Kernberg le difese sono dei fenomeni intrapsichici, che hanno l’obbiettivo di gestire i conflitti interiori, tra cui il concetto di sé e le relazioni oggettuali interiorizzate. Secondo Otto le difese possono essere poste lungo un continuum gerarchico ed evolutivo a seconda della gravità. I pazienti più gravi persistono nell’uso di difese patologiche, che tuttavia era state funzionali e tipiche nel corso delle fasi più precoci dello sviluppo psichico.

J.C. Perry

Perry afferma che la difesa è un modo che l’individuo ha per mediare tra desideri, bisogni, affetti, impulsi e proibizioni interne o esterne.  Secondo Perry le caratteristiche fondamentali delle difese sono inconsce e involontarie, distorcono dalla realtà interna/esterna, distorcono la relazione tra affetto e idea e tra soggetto e oggetto, sono perlopiù sane, mostrano la maturità nel tempo e sono dotati di sintesi creativa.

I meccanismi di difesa

Le difese a seconda delle loro caratteristiche possono essere divise in: difese di alto livello, difese di distorsione minore dell’immagine, difese di distorsione maggiore dell’immagine, difese di diniego, difese di inibizione mentale o delle formazioni di compromesso, difese di acting e infine la disregolazione delle difese.

Difese di alto livello

Le difese di alto livello sono le difese maggiormente adattive e che portano ad una massimizzazione della gratificazione. Infatti, permettono di essere consapevoli dei propri sentimenti, idee e conseguenze, promuovendo un buon bilanciamento tra spinte e desideri conflittuali. Le difese di alto livello comprendono:

  1. Anticipazione: il soggetto anticipa emozioni legate a possibili o reali eventi futuri, cercando soluzioni alternative e prevedendo reazioni emotivo, in modo da gestire meglio le situazioni stressanti e di conflitto.
  2. Affiliazione: il soggetto ricerca supporto, conforto e condivisione, per sentirsi meno solo. L’aiuto, il sostegno e la comprensione che riceve, in modo pratico o attraverso consigli, lo aiutano a gestire i problemi.
  3. Altruismo: il soggetto soddisfa parzialmente i propri bisogno fornendo un aiuto agli altri e ricevendo in cambio gratificazioni parziali o indirette.
  4. Umorismo: il soggetto cerca di far ridere o trovare la parte ironica nelle situazioni di conflitto per attenuare le tensioni e condividere sentimenti o desideri.
  5. Auto-affermazione: il soggetto esprime i propri sentimenti, idee e desideri per ridurre l’ansia e il dolore mentale associato ad elementi conflittuali.
  6. Auto-osservazione: il soggetto riflette sui propri affetti, pensieri, comportamenti e motivazioni per comprendersi meglio e adattarsi meglio alla realtà esterna.
  7. Sublimazione: il soggetto sposta emozioni e desideri considerati inaccettabili su un oggetto socialmente accettabili, ottenendo riconoscimento e gratificazione. Es. una persona che ha degli impulsi sadici, può finire per fare il chirurgo)
  8. Repressione: il soggetto mette fa parte problemi, desideri e affetti per risolverli in un secondo momento e riportandoli alla coscienza.

Difese di inibizione mentale o della formazione di compromesso

Queste difeso mantengono idee, sentimenti, memorie, desideri o paure potenzialmente minacciose fuori dalla coscienza. Possono essere divise in difese nevrotiche e difese ossessive. Nelle difese nevrotiche il soggetto mantiene al di fuori della coscienza gli aspetti cognitivi, mentre al contrario le difese ossessive mantengono al di fuori della coscienza le parti affettive.

Meccanismi di difesa nevrotici

  1. Rimozione: il soggetto non è consapevole delle componenti cognitive di un elemento conflittuale ma solo delle componenti affettive.
  2. Spostamento: il soggetto sposta i sentimenti e affetti conflittuali legati ad un oggetto su uno meno angosciante.
  3. Dissociazione: il soggetto perde la funzione integrativa della mente. Questo significa che il soggetto agisce solo in base ad affetti e pulsioni inconsce, perdendo così una funzione e attuando comportamenti insoliti.
  4. Formazione reattiva: il soggetto attribuisce significati diametralmente opposti a pensieri e affetti inaccettabili in modo da evitare sensi di colpa.

Meccanismi di difesa ossessivi

  1. Intellettualizzazione: il soggetto utilizza eccessivamente il pensiero astratto per affrontare i conflitti e lo stress, evitando così sentimenti disturbanti.
  2. Isolamento dell’affetto: il soggetto è consapevole solo della parte cognitiva e distanzia invece la parte emotiva.
  3. Annullamento retroattivo: il soggetto ha pensieri diametralmente opposti a pensieri passati o presenti. In questo modo cerca di cancellare i conflitti attraverso un meccanismo di riparazione che ha un aspetto “magico”. Un esempio di facile comprensione sono gli atti di riparazione, ovvero propositi o abitudini attuate immediatamente di seguito a comportamenti o commenti di senso opposto. Ad esempio, le compulsione degli ossessivi compulsivi.

Le difese di distorsione minore dell’immagine

Le difese di distorsione minore dell’immagine sono anche definite difese narcisistiche. Queste difese sono caratterizzate da una distorsione dell’immagine di sé, del corpo e degli altri. Lo scopo principale di queste difese è quello di regolare l’autostima.

  1. Svalutazione: il soggetto attribuisce qualità eccessivamente negative a sé stesso o agli altri in modo da aumentare la proprio autostima.
  2. Idealizzazione: il soggetto attribuisce qualità eccessivamente positive a sé stesso o agli altri in modo da aumentare la proprio autostima. Questo gli permette di provare soddisfazione, protezione e sentimenti di onnipotenza e mantenere un’immagine perfetta di sé o dell’oggetto,
  3. Onnipotenza: il soggetto si attribuisce poteri e capacità straordinarie, sviluppando un’immagine di sé onnipotente e superiore a quella degli altri. Questo meccanismo li protegge dalla diminuzione di autostima.

Difese di diniego

Queste difese si occupano di tenere al di fuori della coscienza stressors, impulsi, idee, affetti e senso di responsabilità spiacevoli e inaccettabili. Le difese di diniego sono:

  1. Negazione: il soggetti si rifiuta di riconoscere aspetti inaccettabili che però agli altri sono evidenti.
  2. Razionalizzazione: il soggetto costruisce spiegazioni rassicuranti e utili per giustificare i propri comportamenti, ma queste spiegazioni nascondono i veri motivi.
  3. Diniego: rifiuto attivo della realtà, tipica frase delle persone che lo usano è “non è vero”.
  4. Proiezione: il soggetti attribuisce agli altri caratteristiche proprie inaccettabili, il soggetto le sente come proprie.

Difese di distorsione maggiore dell’immagine:

Le difese di questo livello sono caratterizzate da una distorsione maggiore dell’immagine di sé, degli altri e del proprio corpo. Servono a mantenere l’integrità del sé. Chiamate anche difese borderline. Tra queste troviamo:

  • Scissione: il soggetto percepisce sé stesso e gli altri o buoni o cattivi, senza riuscire ad integrare un’immagine coesa.
  • Fantasia schizoide: il soggetto si rifugia in sogni ad occhi aperti per proteggersi dai conflitti e per soddisfare impulsi e desideri. Queste fantasie sostituiscono i rapporti umani e sociali.
  • Identificazione proiettiva: il soggetto scinde le parti negative che non accetta dal sé e inconsciamente proietta tali parti su qualcun altro. In seguito, la persona manipola l’altro perché provi queste parti negative e infine l’altro si identifica e agisce queste parti.

Difese di acting:

Queste difese sono utilizzate per gestire eventi stressanti interni o esterni tramite l’azione o il ritiro

  • Acting out: Il soggetto reagisce impulsivamente, senza tener conto delle conseguenze negative personali o sociali.
  • Aggressività passiva: Il soggetto esprime in maniera indiretta l’aggressività. Sotto una facciata di cooperazione e benevolenza si nasconde una resistenza verso gli altri, sentimenti di ostilità e risentimento dissimulati.
  • Ipocondriasi: il soggetto usa ripetutamente le lamentele per chiedere aiuto ma rifiutandolo se gli viene dato, esprimendo così la sua aggressività.
  • Ritiro apatico: II soggetto si sottrae a situazioni sociali o interpersonali. Sostituisce le relazioni con il proprio mondo fantastico interiore.

Disregolazione dei meccanismi di difesa:

quando il meccanismo di difesa fallisce siamo in presenza di una disregolazione delle difese. Il soggetto non riesce a gestire eventi stressanti e questo porta ad una rottura dell’esame di realtà.

  • Proiezione delirante: il soggetto attribuisce caratteristiche negative agli altri senza basarsi su elementi della realtà.
  • Negazione psicotica: il soggetto nega la realtà del tutto
  • Distorsione psicotica: il soggetto percepisce la realtà in maniera marcatamente distorta.

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